"...come menzogna, tradimento, furto, delazione, si possono invariabilmente raggruppare sotto un unico denominatore: cose del genere le fa chi manca di gusto!" E' convinto che il paese ce la farà a sopravvivere, e che la bellezza sia indistruttibile.
"Si ricordi" - mi dice srotolando l'ennesimo tappeto [...] - "che quel che ha permesso ai persiani di restare persiani per 2500 anni, quello che ci ha permesso di restare noi stessi malgrado tante guerre, invasioni e occupazioni, è stata la nostra forza spirituale, non quella materiale; la nostra poesia, non la tecnica; la nostra religione, non le fabbriche. Che cosa abbiamo dato al mondo? La poesia, la miniatura e il tappeto. Come vede, tutte cose inutili dal punto di vista produttivo. Ma attraverso di esse ci siamo espressi. Abbiamo dato al mondo questa meravigliosa e irripetibile inutilità. Abbiamo dato al mondo qualcosa che non ha reso la vita più facile, però l'ha abbellita, sempre che questa distinzione abbia un senso". (Shah-in-Shah, R. Kapuscinski)
Il libro di Kapuscinski è stata la mia (ri)lettura preferita in questi giorni. Insieme all' I-Ching, ma quest'ultimo è un manuale tecnico...
Kapuscinski invece è interessante perché sembra riuscire a trovare un collegamento tra le cause storiche di una rivoluzione e quelle dinamiche psicologiche, individuali o di massa, che la fanno scoppiare proprio in quel momento. Perché se è vero che le cause storiche sono il "carburante" dell'incendio, è anche vero che il carburante senza una scintilla rimane inerte. Dunque la scintilla ha un'importantanza fondamentale.
Questo collegamento tra storia e individui è uno dei punti deboli di molta analisi storica. K. lo coglie e bisogna dirgli bravo. Sarà perché ne vide ben 26 prima di andare in Iran ed assistere a quella islamica.
Kapuscinski poi distingue tra due tipi di rivoluzione. Ci sono rivoluzioni rapide, che in pochissimo tempo cercano di occupare più territorio possibile, assestarsi e attendere l'urto della controirivoluzione. Esistono rivoluzioni lente, che consistono in una gara di resistenza con il potere, nel tentativo disilluderesi reciprocamente: "dai, ancora un piccolo sforzo".
La stessa rivoluzione del 1978-79 fu del secondo tipo: iniziò per una protesta popolare contro un articolo di fondo apparso sul giornale Ettelaat, e tredici mesi dopo finì con la caduta di una monarchia che durava da tre millenni. Per tutti i tredici mesi si perseguì un unico obiettivo: convincere il Re che se ne sarebbe andato.
Le rivoluzioni lente hanno lo stesso schema operativo di una colonia di tarli: indebolire la struttura dall'interno con un'opera metodica, ostinata e costante. Da vent'anni a questa parte, ogni millimetro di capelli mostrati in più dalle ragazze iraniane ha rappresentato un piccolo passo rivoluzionario: il morso di un tarlo. La crisi politica attuale sarebbe incomprensibile senza tener conto di tutti quei piccoli morsi.
PS: avrei dovuto tradurre il lungo comunicato numero 9 di M.H. Moussavi, ma non l'ho fatto. "'Cos I'm a lazy bastard" come disse John 'Rotten' Lydon alla fine del suo ultimo concerto, prima di fare l'unico bis della serata con "No Fun".
Probailmente lo farò domani. Intanto buona notte.
"Si ricordi" - mi dice srotolando l'ennesimo tappeto [...] - "che quel che ha permesso ai persiani di restare persiani per 2500 anni, quello che ci ha permesso di restare noi stessi malgrado tante guerre, invasioni e occupazioni, è stata la nostra forza spirituale, non quella materiale; la nostra poesia, non la tecnica; la nostra religione, non le fabbriche. Che cosa abbiamo dato al mondo? La poesia, la miniatura e il tappeto. Come vede, tutte cose inutili dal punto di vista produttivo. Ma attraverso di esse ci siamo espressi. Abbiamo dato al mondo questa meravigliosa e irripetibile inutilità. Abbiamo dato al mondo qualcosa che non ha reso la vita più facile, però l'ha abbellita, sempre che questa distinzione abbia un senso". (Shah-in-Shah, R. Kapuscinski)
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Il libro di Kapuscinski è stata la mia (ri)lettura preferita in questi giorni. Insieme all' I-Ching, ma quest'ultimo è un manuale tecnico...
Kapuscinski invece è interessante perché sembra riuscire a trovare un collegamento tra le cause storiche di una rivoluzione e quelle dinamiche psicologiche, individuali o di massa, che la fanno scoppiare proprio in quel momento. Perché se è vero che le cause storiche sono il "carburante" dell'incendio, è anche vero che il carburante senza una scintilla rimane inerte. Dunque la scintilla ha un'importantanza fondamentale.
Questo collegamento tra storia e individui è uno dei punti deboli di molta analisi storica. K. lo coglie e bisogna dirgli bravo. Sarà perché ne vide ben 26 prima di andare in Iran ed assistere a quella islamica.
Kapuscinski poi distingue tra due tipi di rivoluzione. Ci sono rivoluzioni rapide, che in pochissimo tempo cercano di occupare più territorio possibile, assestarsi e attendere l'urto della controirivoluzione. Esistono rivoluzioni lente, che consistono in una gara di resistenza con il potere, nel tentativo disilluderesi reciprocamente: "dai, ancora un piccolo sforzo".
La stessa rivoluzione del 1978-79 fu del secondo tipo: iniziò per una protesta popolare contro un articolo di fondo apparso sul giornale Ettelaat, e tredici mesi dopo finì con la caduta di una monarchia che durava da tre millenni. Per tutti i tredici mesi si perseguì un unico obiettivo: convincere il Re che se ne sarebbe andato.
Le rivoluzioni lente hanno lo stesso schema operativo di una colonia di tarli: indebolire la struttura dall'interno con un'opera metodica, ostinata e costante. Da vent'anni a questa parte, ogni millimetro di capelli mostrati in più dalle ragazze iraniane ha rappresentato un piccolo passo rivoluzionario: il morso di un tarlo. La crisi politica attuale sarebbe incomprensibile senza tener conto di tutti quei piccoli morsi.
PS: avrei dovuto tradurre il lungo comunicato numero 9 di M.H. Moussavi, ma non l'ho fatto. "'Cos I'm a lazy bastard" come disse John 'Rotten' Lydon alla fine del suo ultimo concerto, prima di fare l'unico bis della serata con "No Fun".
Probailmente lo farò domani. Intanto buona notte.
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