giovedì 2 luglio 2009

"Tutti gli orrori..."

"...come menzogna, tradimento, furto, delazione, si possono invariabilmente raggruppare sotto un unico denominatore: cose del genere le fa chi manca di gusto!" E' convinto che il paese ce la farà a sopravvivere, e che la bellezza sia indistruttibile.

"Si ricordi" - mi dice srotolando l'ennesimo tappeto [...] - "che quel che ha permesso ai persiani di restare persiani per 2500 anni, quello che ci ha permesso di restare noi stessi malgrado tante guerre, invasioni e occupazioni, è stata la nostra forza spirituale, non quella materiale; la nostra poesia, non la tecnica; la nostra religione, non le fabbriche. Che cosa abbiamo dato al mondo? La poesia, la miniatura e il tappeto. Come vede, tutte cose inutili dal punto di vista produttivo. Ma attraverso di esse ci siamo espressi. Abbiamo dato al mondo questa meravigliosa e irripetibile inutilità. Abbiamo dato al mondo qualcosa che non ha reso la vita più facile, però l'ha abbellita, sempre che questa distinzione abbia un senso". (Shah-in-Shah, R. Kapuscinski)

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Il libro di Kapuscinski è stata la mia (ri)lettura preferita in questi giorni. Insieme all' I-Ching, ma quest'ultimo è un manuale tecnico...

Kapuscinski invece è interessante perché sembra riuscire a trovare un collegamento tra le cause storiche di una rivoluzione e quelle dinamiche psicologiche, individuali o di massa, che la fanno scoppiare proprio in quel momento. Perché se è vero che le cause storiche sono il "carburante" dell'incendio, è anche vero che il carburante senza una scintilla rimane inerte. Dunque la scintilla ha un'importantanza fondamentale.

Questo collegamento tra storia e individui è uno dei punti deboli di molta analisi storica. K. lo coglie e bisogna dirgli bravo. Sarà perché ne vide ben 26 prima di andare in Iran ed assistere a quella islamica.

Kapuscinski poi distingue tra due tipi di rivoluzione. Ci sono rivoluzioni rapide, che in pochissimo tempo cercano di occupare più territorio possibile, assestarsi e attendere l'urto della controirivoluzione. Esistono rivoluzioni lente, che consistono in una gara di resistenza con il potere, nel tentativo disilluderesi reciprocamente: "dai, ancora un piccolo sforzo".

La stessa rivoluzione del 1978-79 fu del secondo tipo: iniziò per una protesta popolare contro un articolo di fondo apparso sul giornale Ettelaat, e tredici mesi dopo finì con la caduta di una monarchia che durava da tre millenni. Per tutti i tredici mesi si perseguì un unico obiettivo: convincere il Re che se ne sarebbe andato.

Le rivoluzioni lente hanno lo stesso schema operativo di una colonia di tarli: indebolire la struttura dall'interno con un'opera metodica, ostinata e costante. Da vent'anni a questa parte, ogni millimetro di capelli mostrati in più dalle ragazze iraniane ha rappresentato un piccolo passo rivoluzionario: il morso di un tarlo. La crisi politica attuale sarebbe incomprensibile senza tener conto di tutti quei piccoli morsi.

PS: avrei dovuto tradurre il lungo comunicato numero 9 di M.H. Moussavi, ma non l'ho fatto. "'Cos I'm a lazy bastard" come disse John 'Rotten' Lydon alla fine del suo ultimo concerto, prima di fare l'unico bis della serata con "No Fun".

Probailmente lo farò domani. Intanto buona notte.

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