venerdì 17 luglio 2009

Ingannando l'attesa

La preghiera del venerdì si svolge all'Università di Teheran ma normalmente, anche quando è poco frequentata, la gente finisce per pregare e ascoltare le parole dell'imam nelle strade vicine, fornite di altoparlanti.

Ma domani gli altoparmanti non basteranno. Molti si doteranno di una radiolina FM per poter seguire la cerimonia da molto lontano. Moussavi sarà presente, ma molto probabilmente non sarà dentro. Starà fuori in mezzo ai suoi sostenitori.

Anche il fronte avverso comincia a rendersi conto del potenziale politico di una forte presenza verde domani alla preghiera del venerdì. Non è possibile militarizzare la preghiera collettiva di Teheran, pena la perdita di ogni residua credibilità nel mondo islamico. O almeno questa linea non è passata.

E' passata la linea della neutralizzazione. Hanno revocato i permessi ai soldati di leva. d stanza a Teheran. Così li vestiranno in borghese e li porteranno nello spazio interno all'università in modo da tentare di neutralizzare la presenza dei sostenitori di Moussavi e farli restare fuori dallo spazio dove saranno presenti le telecamere. Insomma all'interno dell'università sarà forte la presenza dei sostenitori di Ahmadinejad, che verranno trasportati lì a titolo preferenziale anche con l'obiettivo di contestare Rafsanjani.

I sostenitori di Moussavi soverchieranno i rivali nei numeri e nella voce, ma staranno prevalentemente fuori, per le strade vicine, dove non ci saranno telecamere del regime a riprenderli.

Sapendo questo, molti cercheranno di essere lì davanti agli ingressi già da stanotte. Non mi meraviglierei se in nottata si accendessero scontri, e non è secondaria nemmeno la questione attentati. Comunque non vorrei ingigantire l'importanza della TV iraniana: nessuno ormai la considera attendibile, anche se costringerla a riprendere i verdi sarebbe una vittoria politica.

Veniamo a Rafsanjani. Come ha detto il regista Makhmalbaf intervistato da VOA, ciò che dirà domani Rafsanjani sarà rilevante solo per lui e per il suo futuro politico. Lo ha detto in termini diversi anche Ibrahim Nabavi, scrittore satirico che conosce la famiglia Rafsanjani, nel suo blog.

Certo è preso tra due fuochi: l'opposizione non può accettare compromessi che non prevedano l'annullamento delle elezioni e un governo (e soprattutto un ministro degli interni) a interim non scelto da Ahmadinejad. Gli ahmadinejadisti sono pronti a contestarle Rafsanjani e forse anche a menarlo appena apre bocca. Non vorrei essere su quel 'minbar' per tutto l'oro del mondo, domani!

Ahmadinejad come si trova a Mashhad. Lo hanno contestato. Non in moltissimi, la città era in stato d'assedio dicono (il che se è vero ha praticamente lasciato sguarnito Teheran), ma alcuni contestatori sono riusciti a infiltrarsi anche tra il comitato d'accoglienza, subito arrestati.

Ad accogliere il "presidente", per la prima volta da trent'anni,non era presente l'Ayatollah di Mashhad. Segni e sintomi. A domani.

(...)
E io ho la faccia usata dal buonsenso
ripeto "non vogliamoci del male"
e non mi sento normale.
E mi sorprendo ancora a misurarmi su di loro
ma adesso è tardi, adesso torno al lavoro.

Rischiavano la strada e, per un uomo,
ci vuole pure un senso a sopportare
di poter sanguinare
e il senso non dev'essere rischiare
ma forse non voler più sopportare.

Chissà cosa si prova a liberare
la fiducia nelle proprie tentazioni,
allontanare gli intrusi dalle nostre emozioni,
allontanarli in tempo e prima di trovarsi solo
con la paura di non tornare al lavoro.

3 commenti:

  1. Ed io contavo i denti ai francobolli...Grazie e scusmi se ti chiamo fratello

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  2. Non ti scusare anzi ne sono lusingato. E magari avessi trent'anni, pochi più dei loro!

    Canterei il disordine dei sogni, denuncerei uomini al balcone di un solo maggio, in un unico paese. Ma mi tocca tornare al lavoro :-)

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