giovedì 27 agosto 2009

Le colonne della società - II


Dunque abbiamo stabilito che persino Ahmadinejad governa tramite il consenso. Il consenso dei "suoi", che quello degli altri non gli interessa. Se il discorso è stato correttamente compreso fino a qui, è chiaro che per chi non appoggia Ahmadinejad il problema non deve essere tanto lui, quanto il gruppo sociale dal quale deriva il suo consenso.

Il problema non è neppure Khamenei, o i vari Firuzabadi, Ta'eb, Mesbah Yazdi... Posto che esiste una base sociale che appoggerebbe Ahmadinejad, i singoli attori diventano abbastanza irrilevanti. Morto uno, la base sociale di riferimento ne partorisce un altro e magari persino peggiore.

Notare che la non corretta comprensione di questo punto è il peccato originale di quelle formazioni terroristiche che propugnano l'omicidio degli avversari politici, come ad esempio le BR. Ma è anche il punto debole di qualunque strategia preveda l'uccisione di un "capo" per risolvere un conflitto: penso ad esempio agli omicidi mirati dei capi di Hamas da parte di Israele, o all'incarcerazione di gente come Hajjarian in Iran al fine di fermare l'opposizione. Tutta roba sostanzialmente inutile.

Allo stesso modo è inutile aspettarsi che la base di consenso sparisca per certe decisioni dei singoli. Esempio: supponiamo che Khamenei schiatti domani. La costituzione iraniana prevede che l'Assemblea degli Esperti - presieduta da Rafsanjani - elegga un nuovo leader. La costituzione iraniana prevede anche che una parola di questo leader delegittimi la presidenza di Ahmadinejad.

Ora, è evidente che l'Assemblea non potrà mai eleggere un leader "fuori" della base di consenso di Ahmadinejad, senza una forte resistenza della base stessa. Si arriverebbe allo scontro, forse alla guerra civile, ma un fatto è certo: sarà decisivo il conflitto tra i due gruppi sociali, non cosa deciderà di votare Rafsanjani o qualunque altro membro dell'Assemblea.

Per quanto si tratti di personaggi che accendono la nostra fantasia, a Isso non è stato Alessandro a sconfiggere Dario Terzo. E' stato l'esercito macedone che ha sconfitto l'esercito persiano.

Perciò il mio odio per Ahmadinejad o per Khamenei è un odio del tutto "laico": io non odio loro, odio la condizione sociale che ha fatto sì che essi avessero una base di consenso. Odio il peccato insomma, non il peccatore.

Le ragioni dell'esistenza del "gruppo sociale" di Ahmadinejad vanno studiate. Vanno discusse, possibilmente in modo serio, senza ricorrere banalità da bar-sport tipo "gli iraniani sono fessi". In modo scientifico. In modo convincente.

Perché per quanto io sia un tipo religioso, posto che una società è come una tavola di marmo che si appoggia su delle colonne, il fatto che la tavola sta in equilibrio dipende dalla sostanza e dalla posizione delle colonne, e non dalla mano di Dio. Tutto ciò non è un mistero divino, ma un fatto materiale con dei perché, che possono essere conosciuti, studiati e compresi.

Ci torneremo.

mercoledì 26 agosto 2009

Le colonne della società - I


Oggi sfatiamo un mito: non esistono regimi senza consenso. Si tratta solo di cercarlo - il consenso - nei posti giusti. Le peggiori tirannie della storia non sono certo nate su Marte, hanno semplicemente organizzato la società. Hanno deciso chi stava dentro e chi stava fuori, chi lavorava e chi si faceva mantenere.

Ho sempre diffidato di coloro che si scandalizzavano per il fatto che un dittatore "uccide il suo stesso popolo". Dio non ha disegnato righe sulla terra. Dio non ha deciso che un turco di Tabriz è il "mio popolo" in quanto iraniano, mentre un turco di Baku non lo è: lo ha deciso il trattato di Golestan, nel 1813. Non Dio, non un caso inevitabile, non la natura, ma un trattato.

Non c'è alcuna differenza etnica, religiosa, linguistica tra un turco di Tabriz e uno di Baku. L'unica differenza è il passaporto. Eppure se un dittatore iraniano bombarda Tabriz per sedare una rivolta, egli ci scandalizza come "tiranno". Ma se lo stesso individuo, in guerra, bombarda Baku, beh, è solo un atto di guerra... potrebbe persino capitare al capo di uno stato democratico...

E' l'uomo de decide "chi è dentro e chi è fuori", e cerca di imporre questa decisione e renderla oggettivamente valida. Se riconosciamo a una potenza estera il diritto morale di bombardare gli "stranieri", come facciamo a non riconoscere anche a Mussolini il diritto di decidere - dal suo punto di vista - chi sono i "veri" italiani? o ad Ahmadinejad il diritto di decidere chi sono i veri musulmani? Così costoro si comportano da "stranieri" con chi non fa parte del gruppo.

Che noi lo accettiamo o no, questo è proprio quel che accade: quelli che noi consideriamo "popoli" non sono altro che passaporti, burocrazia. In una parola sono "sovrastruttura", che è nata per una decisione di uomini e che si è perpetuata attraverso la dialettica storica: non c'è nulla di divino, naturale, trascendente o inevitabile in tutto questo.

Messa così, diventa chiaro cosa intendo col fatto che persino le più sanguinarie dittature hanno un "consenso". Ce l'hanno infatti tra ciò che considerano il "proprio popolo": Hitler godeva del consenso dei nazisti, Ahmadinejad gode del consenso dei pasdaran. Gli altri tedeschi, gli altri iraniani? Non erano il "popolo" di Hitler e non sono quello di Ahmadinejad: sono un nemico da sottomettere, terre da espropriare, manodopera da impiegare nelle fabbriche di "nostra" proprietà.

Sono a tutti gli effetti un altro popolo.

Riprenderemo il discorso domani, per renderlo più attinente all'argomento di questo blog.

mercoledì 19 agosto 2009

Rape, murder, it's just a shot away

Ritorno dalle ferie. Notizie sparse.



Abu Ghraib, ma con più passione

In questi 20 giorni hanno assunto proporzioni notevoli le notizie degli abusi durante la repressione dei mesi di giugno e luglio. Dei morti si è già si è detto in modo parziale, parliamo perciò degli stupri. In particolare del campo di prigionia di Kahrizak, divenuto per una ventina di giorni una specie di riproduzione tridimensionale di "Salò o le 120 giornate di Sodoma".

Gli stupri hanno riguardato sistematicamente i ragazzini sotto i vent'anni. O meglio, navigando nel "blogistan" si ha l'impressione che ci si stia focalizzando di più sugli abusi subiti dai ragazzi.

La ragione è intuibile. Uno stupro omosessuale fa più orrore agli uomini, perché impone al maschio un ruolo che è abituato a considerare innaturale quando riferito a se stesso: quello di diventare un oggetto sessuale nelle mani di un energumeno. Dato che fa più orrore all'uomo, fa anche più notizia.

Il livello di dettaglio delle denunce è elevato. Sono concordi ad esempio su un "capo" non meglio noto del campo di prigionia che andava avanti e indietro raccomandando ai suoi uomini: "mettete incinta questi frocetti, dategli una lezione così imparano a chiedere conto del loro voto".

Anche le prove mediche sono considerevoli: svariati casi di strappo al muscolo anale e al colon retto che hanno costretto ad interventi chirurgici fuori dal campo di prigionia, il che ha lasciato in giro testimonianze e cartelle cliniche. Le ferite hanno spesso provocato infezioni e morte per setticemia, per non parlare di una gravissima condizione psicologica di depressione acuta dopo la liberazione.

Vi sono testimonianze dirette di persone che dopo gli stupri venivano gettati in una cella, occupata da altri stuprati, alcuni dei quali morti da ore per la febbre elevata, il cui pavimento era coperto di sangue e feci. Insomma la smetto qui coi dettagli ma credo di aver reso l'idea.

La puzza della situazione si è levata talmente tanto che Khamenei stesso è stato costretto a chiudere Kahrizak definendolo - ehm... - "prigione non standard". Come se si fosse rotto il condizionatore d'aria, ha ironizzato l'ex presidente Khatami!

Mehdi Karoubi, mullah riformista candidato alle elezioni di giugno, ha raccolto prove, denunce e testimonianze. Ha successivamente inviato una lettera ufficiale al presidente dell'Assemblea degli Esperti - Rafsanjani - chiedendo un intervento urgente e la formazione di una commissione imparziale di inchiesta.

Una commissione d'indagine autonoma si è costituita nel parlamento a maggioranza pro-Ahmadinejad. Una commissione curiosa, dato che il portavoce ufficiale ha cominciato a smentire le accuse prima ancora di iniziare a indagare! Tuttavia sono state preziose - per l'informazione - le testimonianze dei membri riformisti della commissione, che hanno intervistato gli ex detenuti di Kahrizak trasferiti a Evin dopo la chiusura del campo. Alcuni deputati si sono sentiti male durante le interviste e hanno dovuto uscire.

Avete sentito!? Ha detto che siamo froci!!

La reazione del fronte conservatore è stata sostanzialmente così. Scomposta e violenta.

Chi - come l'Imam del Venerdì di Kerman - ha chiesto 80 colpi di frusta per Karoubi nel caso il religioso non potesse dimostrare che sia stato il pene delle guardie a penetrare lo sfintere dei ragazzini detenuti. E chi ha cercato di organizzare una spedizione punitiva contro il giornale del suo partito.

Ma i tempi e i rapporti di forza tra le masse sono un po' cambiati. La spedizione punitiva è finita in una bolla di sapone quando Karoubi ha chiesto alle autorità di difendere il suo giornale, e contemporaneamente ha chiesto ai suoi sostenitori di aiutarlo con la loro presenza nel caso in cui le autorità avessero dato forfait. Così il governo ha dovuto mandare la polizia anti sommossa a presidio, per evitare che un'altra imbarazzante presenza di una milionata di manfestanti sommergesse i "punitori", non più di qualche centinaio. Tutto questo sabato scorso.

Sul fronte politico, Karoubi si è detto pronto a fornire le prove e discutere pubblicamente e dettagliatamente tutto il materiale raccolto sugli abusi ai danni degli arrestati: lo farà - ha detto - di fronte ai capi e rappresentanti dei tre poteri e con la presenza delle telecamere.

Due a zero per Karoubi.

E' caduto l'ultimo tabù: "impeach Khamenei"

Un gruppo di deputati ha rotto l'ultimo tabù e chiesto l'impeachment della Guida della Rivoluzione - Alì Khamenei - sulla base degli articoli 109 e 110 della costituzione della Repubblica Islamica (requisito di imparzialità e coraggio del Leader). L'organismo deputato al controllo dell'operato del Leader è l'Assemblea degli Esperti, presieduta da Rafsanjani.

In una notizia a margine, un membro anziano dell'Assemblea degli Esperti ha chiesto ufficialmente la convocazione urgente dell'organo stesso per "monitorare la situazione politica venutasi a creare".

Per ora vi lascio. Il prossimo post salvo imprevisti riguarderà i rapporti tra il maschilismo e l'omosessualità in Iran.