Volevo fare un post diverso, più precisamente sulla galassia di sigle paramilitari iraniane. E, partendo da qui, identificare (Lenin lo farebbe) l'apparato militare-industriale al potere. Ma devo rinviare a domani per "sopravvenuta ispirazione" su un argomento differente.
Il concetto di "momentum", proveniente dal gergo strategico militare, può essere reso abbastanza correttamente col termine "iniziativa". In una campagna militare l'esercito più potente decide tempi e modi delle offensive, mentre l'esercito più debole cerca di controbattere in difesa.
Lo stesso accade nei conflitti politici, e che abbiano o meno un aspetto repressivo non importa: la parte che costringe l'altra a rispondere (anche con una maggiore repressione) agli argomenti e le iniziative che via via propone è la parte che possiede l'iniziativa. La parte che non ha modo di proporre argomenti propri perché troppo preso a confutare quelle dell'avversario è la parte in difficoltà. Detta in modo diverso, costringere i media dell'avversario a parlare di te dimostra la tua centralità politica.
Quello che è successo dal giugno 2009 in poi in Iran indica appunto un sempre maggiore "momentum" mediatico a favore del movimento verde. Ciò è evidenziato dal fatto che - dopo le prime settimane di totale silenzio - oggi le testate nazionali sono concentrate su una quotidiana lotta ideologica contro il movimento e coloro che ne individua come "capi", nel disperato tentativo di frenare il vuoto che si sta formando alle spalle del governo. La cosa si nota così tanto che i ragazzi, scherzando (ma nemmeno troppo), dicono "in fondo chi ha bisogno di giornali e TV proprie? c'è il Keyhan e la TV!".
Dove stia il "momentum" è evidente anche nel campo delle iniziative, convocazioni, marce. Oggi dopo sette mesi c'è stata una manifestazione degna di questo nome organizzata dal regime (ma aspetto conferme sui numeri). L'organizzazione della manifestazione è partita la sera dell'Ashura: lettere nominali inviate dai ministeri ai dipendenti pubblici che li 'invitavano' a partecipare, pullman organizzati che raccoglievano gente da tutto il paese per concentrarla a Teheran, l'azienda di trasporto che regala biglietti per l'occasione, senza contare il fatto non secondario che nessuno ti manganella...
Diciamo che lo schieramento favorevole al regime ha degli indubbi vantaggi, e ci sta tutto, per carità. Ciò che è importante però è che tutto questo, più che indicare un risveglio delle forze sociali favorevoli a Khamenei, mostra invece chiaramente le difficoltà politiche di quella parte, e ne mette a nudo la crisi politica. Il regime è oggi costretto dalla costante iniziativa dell'opposizione a mettere insieme tutto il consenso che può e portarlo per strada, aiutandolo con qualche lente d'ingrandimento, e per di più dopo due tentativi falliti miseramente (la manifestazione "istituzionale" della giornata di Qods, e quella pagliacciata dopo la questione della foto dell'Ayatollah Khomeini strappata).
Persino se la folla così messa insieme andasse a casa di Mousavi, lo linciasse e avvitasse la sua testa su un palo di legno, si tratterebbe di un'iniziativa dettata dalla disperazione politica. Perché poi questa gente torna a casa, negli uffici pubblici, nelle decine di città dalle quali è stata prelevata, dove respira la politica viva dell'opposizione.
Le strade di ciascuna di quelle città torneranno così al loro padrone politico: la parte che da sette mesi è in grado di schierare folle in qualunque momento, nonostante la repressione, senza dover andare a prelevare gente da Gorgan o da Miandoab, senza il possesso dei media di massa tradizionali e sostanzialmente senza un'organizzazione verticale.
Due parole sull'organizzazione "a rete" del movimento per concludere. Questa gente sembra aver letto a fondo i saggi di Negri e Hardt sulla moltitudine e sul concetto di auto-organizzazione, il che non è affatto sorprendente se si tiene conto che siamo di fronte ad una delle gioventù più istruite del mondo islamico. Ma più probabilmente è anche il medium di comunicazione utilizzato che produce naturalmente questa forma di organizzazione.
La mia sensazione, e il mio consiglio, è che i metodi organizzativi e le pratiche di lotta del movimento verde iraniano debbano essere studiati a fondo. Non si sa cosa porterà il domani, hai visto mai che possano servirvi!
Il concetto di "momentum", proveniente dal gergo strategico militare, può essere reso abbastanza correttamente col termine "iniziativa". In una campagna militare l'esercito più potente decide tempi e modi delle offensive, mentre l'esercito più debole cerca di controbattere in difesa.
Lo stesso accade nei conflitti politici, e che abbiano o meno un aspetto repressivo non importa: la parte che costringe l'altra a rispondere (anche con una maggiore repressione) agli argomenti e le iniziative che via via propone è la parte che possiede l'iniziativa. La parte che non ha modo di proporre argomenti propri perché troppo preso a confutare quelle dell'avversario è la parte in difficoltà. Detta in modo diverso, costringere i media dell'avversario a parlare di te dimostra la tua centralità politica.
Quello che è successo dal giugno 2009 in poi in Iran indica appunto un sempre maggiore "momentum" mediatico a favore del movimento verde. Ciò è evidenziato dal fatto che - dopo le prime settimane di totale silenzio - oggi le testate nazionali sono concentrate su una quotidiana lotta ideologica contro il movimento e coloro che ne individua come "capi", nel disperato tentativo di frenare il vuoto che si sta formando alle spalle del governo. La cosa si nota così tanto che i ragazzi, scherzando (ma nemmeno troppo), dicono "in fondo chi ha bisogno di giornali e TV proprie? c'è il Keyhan e la TV!".
Dove stia il "momentum" è evidente anche nel campo delle iniziative, convocazioni, marce. Oggi dopo sette mesi c'è stata una manifestazione degna di questo nome organizzata dal regime (ma aspetto conferme sui numeri). L'organizzazione della manifestazione è partita la sera dell'Ashura: lettere nominali inviate dai ministeri ai dipendenti pubblici che li 'invitavano' a partecipare, pullman organizzati che raccoglievano gente da tutto il paese per concentrarla a Teheran, l'azienda di trasporto che regala biglietti per l'occasione, senza contare il fatto non secondario che nessuno ti manganella...
Diciamo che lo schieramento favorevole al regime ha degli indubbi vantaggi, e ci sta tutto, per carità. Ciò che è importante però è che tutto questo, più che indicare un risveglio delle forze sociali favorevoli a Khamenei, mostra invece chiaramente le difficoltà politiche di quella parte, e ne mette a nudo la crisi politica. Il regime è oggi costretto dalla costante iniziativa dell'opposizione a mettere insieme tutto il consenso che può e portarlo per strada, aiutandolo con qualche lente d'ingrandimento, e per di più dopo due tentativi falliti miseramente (la manifestazione "istituzionale" della giornata di Qods, e quella pagliacciata dopo la questione della foto dell'Ayatollah Khomeini strappata).
Persino se la folla così messa insieme andasse a casa di Mousavi, lo linciasse e avvitasse la sua testa su un palo di legno, si tratterebbe di un'iniziativa dettata dalla disperazione politica. Perché poi questa gente torna a casa, negli uffici pubblici, nelle decine di città dalle quali è stata prelevata, dove respira la politica viva dell'opposizione.
Le strade di ciascuna di quelle città torneranno così al loro padrone politico: la parte che da sette mesi è in grado di schierare folle in qualunque momento, nonostante la repressione, senza dover andare a prelevare gente da Gorgan o da Miandoab, senza il possesso dei media di massa tradizionali e sostanzialmente senza un'organizzazione verticale.
Due parole sull'organizzazione "a rete" del movimento per concludere. Questa gente sembra aver letto a fondo i saggi di Negri e Hardt sulla moltitudine e sul concetto di auto-organizzazione, il che non è affatto sorprendente se si tiene conto che siamo di fronte ad una delle gioventù più istruite del mondo islamico. Ma più probabilmente è anche il medium di comunicazione utilizzato che produce naturalmente questa forma di organizzazione.
La mia sensazione, e il mio consiglio, è che i metodi organizzativi e le pratiche di lotta del movimento verde iraniano debbano essere studiati a fondo. Non si sa cosa porterà il domani, hai visto mai che possano servirvi!
poveretti: hanno gia' Ahmadinejad, risparmiamogli Toni Negri ;)
RispondiEliminaNico
Voglio solo ringraziarti ancora una volta per quello che ci doni. Buon anno nuovo, auguri.
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