venerdì 19 giugno 2009

Referendum? Una exit strategy che rinvierebbe tutto

Peiknet, che di colpo mi diventa una delle fonti più attendibili (probabilmente ha ottimi insider), in un articolo di ieri riporta quelli che - dice - sarebbero i risultati delle consultazioni di Rafsanjani a Qom. Consultazioni che sarebbero servite a capire la posizione dei singoli membri dell'Assemblea degli Esperti sulla questione.

A Khamenei (il cui figlio Mojtaba è detto da peiknet.com essere l'ispiratore del golpe) sarebbe stato proposto di appoggiare un referendum per chiedere al popolo se accetta o no il risultato delle elezioni. E' un'evidente pagliacciata, nella mentalità "pratica" di tipo occidentale. Tanto vale ripetere le elezioni che si risparmia tempo, anziché fare un referendum che sarebbe di per sé mezza elezione presidenziale, e poi delle nuove elezioni presidenziali il cui risultato sarà uguale al referendum... sempre supponendo che il sistema riesca a dare sufficienti garanzie per evitare il ripetersi dei brogli.

Ma non è per nulla una pagliacciata in un certo tipo di mentalità tradizionalista iraniana, da una parte portata alla contrattazione da bazar, e dall'altra portata a complicati bizantinismi formali. In effetti avrebbe alcuni vantaggi per Khamenei. Sarebbe una specie di ciambella di salvataggio. Gli consentirebbe di uscire formalmente pulito dal casino che hanno combinato i suoi.

Un referendum che chiede al popolo semplicemente "se vuole accettare o no" il risultato delle elezioni, by-passa completamente la questione brogli e le responsabilità del golpe tentato da una parte eversiva dei conservatori, con l'appoggio delle reti nazionali di informazione, alcuni giornali come il Keyhan, parte del potere giudiziario. Con le forze Basij e Pasdaran, in pratica interamente deviate, a fare da braccio armato.

Questa gente andrebbe processata. I capi, gli organizzatori e gli ispiratori sarebbero accusabili di alto tradimento, di attentato alla sicurezza nazionale, e in Iran passabili di pena di morte. I Basij e i Pasdaran andrebbero posti sotto il comando dell'esercito regolare. I capi della polizia e molti procuratori andrebbero messi sotto indagine. I direttori, e probabilmente anche i dirigenti intermedi della radio e della televisione andrebbero sostituiti con persone non legate giacca e barba ai conservatori.

Ma un referendum spunterebbe le armi di un'eventuale presidenza Moussavi in tal senso: non si sono annullate le elezioni perché falsate da brogli sistematici di natura eversiva, non sono state annullate perché frutto di un colpo di stato. Le si è ripetute perché così ha deciso il popolo. Ora si fa la pace, si torna tutti alla situazione precedente. Chi non la vuole fare è per forza un estremista, e chi è che vuole stare con degli estremisti?

Il conflitto così rimarrebbe a covare sotto le ceneri e riesploderebbe, molto più violento, tra qualche anno.

4 commenti:

  1. come hai detto te, "questo paese mi ha stancato" :(((

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  2. Beh il discorso di Khamenei non lascia molto spazio alla trattativa.

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  3. Ma com'è possbile che abbiano organizzato dei brogli per 11 milioni di voti? Non è un numero assurdo? E se è così, non srà già avvenuto in pasato?

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  4. I brogli non riguardano tanto le operazioni di voto quanto l'intero meccanismo. Insomma: se i delegati dei candidati non hanno accesso a nessuna delle fasi di voto e conteggio, il ministero degli interni potrebbe dichiarare sostanzialmente qualunque cosa.

    Quanto al fatto di ciò che sta a significare questo conflitto, e che cosa si stia giocando dietro, farò due post. Uno, oggi, ideologico. L'altro, domani o dopodomani, pratico.

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