giovedì 18 giugno 2009

Trad. da peyiknet.com - "gli errori dei golpisti"

Ovvero: una risposta indiretta anche a quelli che "vedrete, Moussavi sarà cooptato".
http://snipr.com/kd12l [www_peiknet_com]
Proseguono gli arresti dei politici riformisti a Teheran e in tutto l'Iran. Il governo golpista ritiene in questo modo di poter fermare la protesta decapitandola. La stessa politica di repressione messa in atto dallo Shah, e documentata nel libro "gli ultimi giorni" del dottor Ebrahim Yazdi (ora in arresto anche lui). Il governo golpista in questo modo sta cadendo nella stessa trappola in cui cadde lo Shah.

Il movimento di protesta che sta attraversando l'Iran è un movimento spontaneo. E' il risultato di due decenni di autocrazia, di soprusi, prevaricazioni e comportamenti illegittimi e immorali da parte delle forze paramilitari, cui quest'ultimo affronto delle elezioni ha fatto da detonatore.

I milioni che partecipano al movimento di protesta non hanno la minima idea di chi sia Jalaipour o cosa dica Tajzadeh. Forse, ora che costoro sono stati arrestati, i loro nomi saranno invocati negli slogan dei manifestanti. Però in questo momento il movimento chiede un'unica semplice cosa: l'annullamento delle elezioni e la loro ripetizione. E se persino Moussavi, Karroubi e Khatami facessero un passo indietro, saranno sorpassati dal movimento.

Questi tre personaggi, in questo momento, sono semplicemente gli unici che il movimento sia disposto ad ascoltare e seguire. Perciò nemmeno il loro arresto potrebbe dare i frutti che i golpisti si aspettano. L'unico risultato sarebbe il trasferimento della leadership del movimento all'estero: cosa che renderebbe estremamente felici i monarchici.

Coloro che credevano di rendere più salda la sicurezza e l'autonomia del paese con un golpe, in questo modo le hanno messe entrambe estremamente a rischio. Un movimento spontaneo, privato delle uniche persone che sia disposto a seguire, si radicalizza molto rapidamente. Soprattutto quando gode anche dell'appoggio e della protezione internazionale.

Su quest'ultimo punto, poi, il regime ha commesso un ulteriore errore: quello di rafforzare nella gente l'idea della protezione da parte degli Stati uniti. Lo stesso errore commesso da Alì Larijani quando in parlamento ha protestato contro le "intromissioni" dell'amministrazione Obama negli affari interni del paese.
Il suo discorso ha avuto ampia diffusione radiotelevisiva nel paese, e ha ottenuto proprio il risultato opposto: presentare gli Stati Uniti come protettori di coloro che sono quotidianamente repressi, bastonati e uccisi dal regime.

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