mercoledì 24 giugno 2009

"Non sta succedendo niente - le fabbriche riapriranno - arresteranno qualche studente"

Un po' di notizie sul fronte della repressione.

1) Oggi a Teheran ci sono stati molti morti.

I testimoni oculari parlano di una violentissima repressione, si parla persino di attacchi a colpi d'ascia. Il "fragore" di queste notizie ha ampiamente superato quelle di sabato scorso, in cui sarebbero state uccise almeno trenta persone.

I manifestanti cercavano di riunirsi in diverse piazze, ma la concentrazione principale era davanti al parlamento per protestare contro l'iniziativa di alcuni deputati che intendono avviare la cerimonia di insediamento di Ahmadinejad. Va tenuto presente che la sua presidenza non è ancora stata ufficializzata né da Khamenei, né dal Consiglio dei Guardiani.

Qui c'è un video che riprende almeno un manifestante morto o ferito molto gravemente, direi da un colpo di fucile [warning - graphic content]. Non ho capito bene se ci troviamo di fronte al Parlamento o di fronte alla tomba di Khomeini.


2) Arresti - vademecum generale:

Premessa sugli arresti in generale: tutti gli arresti avvengono con delle formalità operative che ricordano un rapimento o una deportazione. All'arrestato non vengono mai contestati reati concreti, perché il fermo avviene con la scusa di attentato alla sicurezza nazionale.

Normalmente, dopo una settimana di sbattimenti, i famigliari dell'arrestato riescono a scoprire dove è stato rinchiuso e gli procurano dell'assistenza legale. Altre volte l'arrestato sbuca in un notiziario televisivo dopo mesi di assenza, e confessa che fa parte di un complotto teso a rovesciare la Repubblica Islamica.

Morale: aspettatevi un'ondata di confessioni.


3) Arresti - 1:

Il sito Mowje-sevvom ("terza ondata") riporta la notizia dell'arresto in massa di 70 (settanta) professori universitari, dopo un briefing avvenuto tra questi e Moussavi. L'incontro e l'arresto sarebbero avvenuti oggi in serata.

Ricordo che la sera della proclamazione dei risultati elettorali c'è stato immediatamente un attacco di miliziani in borghese al dormitorio dell'Università di Teheran. L'attacco avrebbe provocato 7-8 morti, ma dobbiamo starcene alle testimonianze dei compagni perché non si trovano nemmeno i cadaveri.

In conseguenza a questo gravissimo fatto, 150 professori dell'università di Teheran hanno simultaneamente rassegnato le dimissioni per la "vergogna di prendere lo stipendio da un simile governo".


4) Arresti - 2:

In settimana, in un'unica retata, sono stati arrestati tutti i giornalisti della rivista on line Kalame-ye Sabz (il sito è giù, indovina perché...).


5) Arresti - 3:

L'Organizzazione Internazionale per i diritti dell'Uomo, citato in questo articolo di gooya news, è riuscito a fare un minimo di luce sugli arresti pubblicando una lista di nomi. La lista a detta dell'articolo è parziale, perché contiene solo i nomi di cui l'organizzazione è venuta a conoscenza. Si tratta di arresti effettuati a partire dalla sera delle elezioni, una decina di giorni fa.

I nomi sarebbero 240, venti nove dei quali liberati e gli altri ancora in custodia.
102 sono personaggi politici, 23 giornalisti, 79 studenti e 7 professori universitari (evidentemente non sono contati i 70 di oggi).

Questi arresti non hanno nulla a che fare con gli scontri, sono gente prelevata dal suo letto secondo le modalità sopra descritte.

Fonti governative danno i seguenti numeri, non specificando quali e quanti in occasione di manifestazioni, oppure prelevati da casa:

Arresti complessivi: 627
Morti: 27 (ovviamente questi durante le manifestazioni)

Qui c'è la lista della International Campaign for Human Rights in Iran, coi nominativi, pubblicata in inglese. L'ente non governativo esprime la sua preoccupazione per il fatto che gli arrestati sono completamente tagliati fuori dal mondo e non hanno possibilità di comunicare con l'esterno, il che rende possibile (per come la vedo io è sicuro) la tortura e l'estorsione di confessioni.


2 commenti:

  1. complimenti per il blog, letture davvero interessanti!

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  2. Sono a fianco degli arrestati e torturati e delle loro famiglie.

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