giovedì 18 giugno 2009

Affinità e divergenze con 30 anni fa (o sul conseguimento della maggiore età della rete)

Mi andava di parafrasare nel titolo un artista che ho molto amato (prima che nella senilità diventasse un totale demente).

Ogni movimento ha la necessità di comunicare. Non solo verso l'esterno, sotto forma di propaganda, ma principalmente verso l'interno sotto forma di organizzazione. C'è da concordare luoghi e ore per i cortei, iniziative, scioperi. Poi c'è da contrapporre le proprie verità alle verità dell'avversario, normalmente dotato di maggiori mezzi.

In una fase rivoluzionaria, anzi, si può affermare che per un movimento sia un vantaggio strategico dominare su un medium non accessibile al nemico, e fare in modo che questo medium diventi quello prevalente nel conflitto sociale e politico che sta prendendo forma.

Nei tardi anni '70, il neonato movimento islamico iraniano trovava chiusi i medium più importanti: severissima censura sui giornali, libri e televisione. Ciò nonostante riusciva a comunicare attraverso un canale che il regime dello Shah non aveva mai considerato importante: le moschee. Le direttive generali arrivavano da Neauphle-le-Château, dove Khomieni viveva in esilio, incise su musicassette che attraversavano molto facilmente la frontiera.

La vittoria del movimento islamico nel 1979 ha molto a che fare col fatto che le masse iraniane, spesso gente analfabeta, era più probabile si trovassero in una moschea che non dietro a un libro o a guardare una televisione che non avevano.

Già qui c'è già abbastanza materiale per un paio di saggi di McLuhan ma andiamo oltre.

Qualche sociologo con testicoli più grossi dei miei dovrà prima o poi occuparsi del fatto che la gioventù iraniana è particolarmente incline a un uso massiccio, fantasioso e originale di internet. Inoltre sembra avere competenze tecniche superiori alla media dei propri coetanei, se non altro per quel che concerne il superamento di filtri e il mantenimento dell'anonimato.

Il governo iraniano fa estrema fatica a filtrare internet. Filtrare cose come facebook, twitter, o i feed RSS è di per sé difficile. In più i ragazzi iraniani all'estero creano costantemente servizi per la rottura dei filtri e li mettono a disposizione dei loro compari in madrepatria.

Normalmente queste capacità vengono usate per scaricare della musica o dei film proibiti in Iran oppure per il mero cazzeggio. E' già difficile vederci un potenziale positivo di qualunque tipo per un intellettuale europeo formatosi su libri, figuriamoci per degli austeri e severi mullah sciiti.

Ora, accade che molti di questi mullah oggi sono seriamente contrariati da un golpe che ha violato uno dei principi cardine della repubblica islamica (su questo farò un post). Cos'avranno pensato questi mullah quando hanno scoperto che le capacità di questi ragazzetti avevano anche un'utilità? Il Signore opera in modi incomprensibili.

Come superavano un filtro per accedere a MTV o a del porno, con gli stessi strumenti erano anche in grado di organizzare una resistenza repubblicana, convocare manifestazioni, formare collettivi, indire scioperi, far arrivare all'estero notizie... in una parola a superare il possesso dei mezzi di comunicazione del governo, esattamente come lo si era superato con le moschee 30 anni prima.

Lo scontro tra i sostenitori di Moussavi e quelli di Ahmadinejad, prima ancora che per il suo aspetto politico, è importante per il suo aspetto sociologico.

Anche quelli di Ahmadinejad usano il computer, ma alla fine finiscono per asservirlo ai media tradizionali. Con questo mi riferisco ad esempio all'uso a volte grottesco di Photoshop per aumentare il numero dei manifestanti o moltiplicare rampe di missili: se ci si riflette bene diventa chiaro l'asservimento del medium PC a un medium più arcaico, la fotografia pubblicata su un giornale. Ne consegue un'immediata perdita di potenziale per il medium più nuovo. Come costruire un'automobile, salirci sopra e farla trainare da dei muli.

Ma sul piano mediatico puro i rivoltosi hanno stracciato la concorrenza dei golpisti. Non c'è proprio partita, lo si vede a occhio. E non per il fatto che i media occidentali tifino per Moussavi. Cioè, magari è anche vero, ma è una cazzata.

E' che il dominio nei social network sta diventando un terreno chiave di questo scontro. Di fronte alla possibilità di filtrare twitter e facebook, leggo che utenti non iraniani hanno deciso di spostare il loro account in Iran e che questo renderebbe più difficile il filtering.

Non so francamente come questo funzioni ma a me interessa un'altra cosa: questa gente non sta aiutando gli iraniani per motivi ideologici del tipo "tirannia contro libertà". Per lo meno non solo. Lo fa principalmente per amicizia e solidarietà coi propri contatti.

La novità dei moti iraniani è proprio questa: si scopre per la prima volta che i contatti nei social network hanno un'utilità pratica che va al di là del mero rapporto individuale, e può arrivare ad influenzare in modo determinante l'esito di una battaglia politica estremamente seria.

3 commenti:

  1. vorrei sapere di piu' sul fatto degli utenti non iraniani che hanno deciso di spostare il loro account in Iran e che questo renderebbe più difficile il filtering. é vero quest? dovrei cambiare network ank'io?

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  2. Guarda questo link:
    http://www.interazionale.it/home/?p=2002
    soprattutto il punto 4

    In sostanza il regime per cercare di individuarti comincia a guardare chi scrive dall'Iran. Piccoli accorgimenti come mettere in Iran il proprio network, oppure se scrivi un blog mettere il fuso orario iraniano, incasinano i barbudos.

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  3. Cory Doctorow dice di sì ma non so quanto ci sia di vero. Immagino che sia cmq un modo per mettere i bastoni tra le ruote.

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