giovedì 28 gennaio 2010

Lettera al suocero di un assassino

Stamane all'alba sono stati mandati a morte due giovani con l'accusa di appartenere ad un gruppo monarchico, e con l'accusa di "ribellione contro l'islam". Non erano accusati di reati di sangue.

Secondo i loro avvocati le accuse di apartenenza a gruppi eversivi sono infondate e si baserebbero su confessioni estorte. I due erano agli arresti da un anno circa. Il primo avrebbe confessato per patteggiare la pena, e il secondo perché - dice l'avvocato - avevano arrestato con lui anche la sorella in stato di gravidanza e minacciavano di torturarla ed estorcere la confessione a lei, se non avesse confessato.

Poi la situazione del paese diventa tesa e instabile. I due, che avevano confessato per evitare il peggio, finiscono nell'ingranaggio kafkiano: la pena per la quale avevano patteggiato diventa la morte, e stamattina vengono condotti nella stanza dove li attende la corda insaponata.


Si chiamavano Mohammad Reza Alizamani (37 anni) e Arash Rahmanipour (19 anni).

Traduco per l'occasione una lettera aperta del regista Mohsen Mahmalbaf all'Ayatollah Vahid Khorasani, uno dei più importanti dottori di teologia di Qom, la cui figlia ha sposato Sadegh Larijani capo del potere giudiziario della Repubblica Islamica.

***

Egregio signor Vahid Khorasani

Se Lei avesse saputo che un giorno sarebbe diventato il suocero di un assassino, avrebbe voluto lo stesso nascere a Nishabur nel 1924? Non credo.

Se avesse immaginato che Sadegh Larijani sarebbe un giorno diventato capo del potere giudiziario, che le sue mani si sarebbero sporcate del sangue di due giovani innocenti, avrebbe approvato lo stesso che sua figlia ne divenisse la sposa? No, non credo.

Signor Khorasani, oggi è a lei che bisogna fare le condoglianze, non a due madri immerse nel dolore per i loro figli. Per le persone che hanno una coscienza è più facile assistere al martirio dei propri figli, piuttosto che osservare il proprio genero diventare un assassino.

Signor Khorasani, sua figlia stanotte dormirà accanto all'assassino ufficiale del popolo dell'Iran. Non sente vergogna per questo? Se i suoi maestri - Mirza Mehdi Isfahani, Mirza Abdolhadi Shirazi e Seyyed Abolghassem Khoyi - se i suoi maestri avessero saputo che un giorno Ella sarebbe restato in silenzio davanti a un assassinio perpetrato da suo genero, crede che l'avrebbero mai fatta entrare nelle loro scuole? No, io non credo.

Lei che si vanta, nel suo sito, di non aver mai accettato visite in casa sua da nessuna carica dello stato, accetterebbe oggi di ricevere in casa Sadegh Larijani, l'assassino del popolo dell'Iran? Non voglio crederlo.

Nobile maestro Vahid Khorasani, due o tremila giovani studenti di teologia affollano le sue classi tutti i giorni facendo di lei uno dei maestri più seguiti di Qom. E lo fanno perché lei non ha mai accettato di fornire un supporto, scritto o orale, per giustificare la teoria del "Velayat-e Faqih". Se questi giovani la vedessero assistere in silenzio mentre suo genero diventa il boia del loro popolo, crede che frequenteranno ancora le sue classi? No, non credo.

Egregio signor Vahid Khorasani, il grido di dolore del popolo martoriato di questo paese sta facendo tremare non le mura del palazzo del Leader, ma il trono stesso di Dio! Crede forse che le maledizioni del popolo non avranno conseguenze sulla felicità di sua figlia?

Signor Khorasani, quando i suoi seguaci la vedranno in silenzio di fronte all'esecuzione, iniziata oggi, dei giovani verdi del paese, la seguiranno ancora?

No.
Io non credo.

Nessun commento:

Posta un commento