In un articolo del 23 luglio, con lo stesso titolo, ho accennato al fatto che l'abbigliamento obbligatorio femminile non è "una simpatica tradizione esotica del cazzo", ma che fu introdotto e imposto da una decisione politica agli albori della rivoluzione islamica.
Questa decisione venne resa operativa per 4 passi successivi, così oggi intendo tradurre liberamente un articolo che illustra quei passi.
Il primo passo venne compiuto il 7 marzo 1979: con un discorso molto chiaro e diretto Khomeini ordinò alle donne di velarsi. Tuttavia, dato che la presenza di gruppi politici di ispirazione marxista, liberale e nazionalista era ancora molto forte oltre che legittima, l'ordine non poteva essere eseguito. Così il clero rivoluzionario, di fronte ad una forte resistenza delle donne istruite e lavoratrici, dovette arretrare ridursi al silenzio.
Tuttavia in questa fase il clero poté saggiare la reale resistenza ideologica del paese di fronte al concetto del velo islamico. Da questo punto di vista vanno dette due cose. Primo: gli intellettuali laici criticavano molto il modello femminile della "bambolina occidentale" (عروسک فرنگی) poiché lo ritenevano introdotto dalla dinastia Pahlavi. Secondo: costoro consideravano la questione del velo tutto sommato come secondaria, e preferivano non entrare in conflitto aperto con i militanti islamici su questo punto.
Il secondo passo va dal marzo 1979 al giugno 1980. In questo arco di tempo, l'impegno di introdurre il velo venne portato avanti non più dai personaggi più in vista del clero rivoluzionario, ma dai militanti di base. Nello stesso periodo iniziò la lotta sanguinosa per il potere completo nel paese.
I rivoluzionari religiosi, marcatamente il partito della Repubblica Islamica e l'Organizzazione dei Combattenti della Rivoluzione Islamica, mano a mano esclusero dalle leve di potere la sinistra laica, i gruppi autonomisti locali, ed infine i politici liberali e nazionalisti. Inoltre, ovviamente, chiunque fosse stato in qualche modo legato al vecchio regime veniva arrestato o ucciso. In quest'atmosfera di estrema violenza, l'avere e non avere il velo implicava l'essere a favore della Guida della Rivoluzione o essergli contro.
Non va comunque dimenticato che molte donne erano state in qualche modo attratte dall'idea del velo islamico. Le donne di idee marxiste, ma per il resto laiche, consideravano il velo una forma di lotta ideologica contro il modello femminile occidentale e capitalista. Molte altre donne istruite dimostravano il loro impegno rivoluzionario con il velo, spesso anche come semplice decisione "tattica" pur di rovesciare il regime precedente.
In questi 15 mesi non vi fu nessuna legiferazione diretta in materia di abbigliamento femminile. Tuttavia le donne senza il velo perdevano l'impiego con qualunque scusa ed erano frequentemente infastidite per strada. Possiamo descrivere questo periodo con la frase "il velo è una decisione personale, purché te lo metta!".
Il terzo passo coincise col discorso del 29 giugno 1980 tenuto da Khomeini. In questo discorso la guida della Rivoluzione Islamica criticò fortemente la presenza di simboli imperiali negli uffici pubblici, e chiese la loro islamizzazione entro 10 giorni.
Immediatamente tutti i ministeri e gli uffici pubblici emisero dei circolari in cui si minacciavano le impiegate di licenziamento nel caso si fossero presentate senza l'abbigliamento islamico. Venne data molta copertura mediatica all'arresto e al processo di impiegate che non si erano conformate alla circolare. Tutte le donne che, come forma di protesta, si erano vestite di nero, vennero accusate di attività filo-monarchica e represse.
Il velo divenne uniforme obbligatoria nelle scuole femminili. Le università erano chiuse nell'attesa di essere riformate sull'onda della "rivoluzione culturale". Le intellettuali e le donne in vista da prima della rivoluzione erano emigrate, o si erano chiuse in casa, o erano state rinchiuse in carcere. Pur non essendo stata promulgata nessuna legge sull'abbigliamento delle donne per la strada, nei fatti era ormai molto difficile vederne qualcuna senza il velo.
Il quarto passo finì per rendere obbligatorio l'abbigliamento islamico in tutti i luoghi pubblici. Vennero rese operative le "regole di ingaggio" per affrontare le violatrici. Il rischio di non mettersi il velo divenne talmente elevato che nessuna donna ormai accettava di correrlo.
Nel giugno del 1981 venne promulgata la legge che rendeva obbligatorio l'abbigliamento islamico in tutti i luoghi pubblici.
Questa decisione venne resa operativa per 4 passi successivi, così oggi intendo tradurre liberamente un articolo che illustra quei passi.
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Il primo passo venne compiuto il 7 marzo 1979: con un discorso molto chiaro e diretto Khomeini ordinò alle donne di velarsi. Tuttavia, dato che la presenza di gruppi politici di ispirazione marxista, liberale e nazionalista era ancora molto forte oltre che legittima, l'ordine non poteva essere eseguito. Così il clero rivoluzionario, di fronte ad una forte resistenza delle donne istruite e lavoratrici, dovette arretrare ridursi al silenzio.
Tuttavia in questa fase il clero poté saggiare la reale resistenza ideologica del paese di fronte al concetto del velo islamico. Da questo punto di vista vanno dette due cose. Primo: gli intellettuali laici criticavano molto il modello femminile della "bambolina occidentale" (عروسک فرنگی) poiché lo ritenevano introdotto dalla dinastia Pahlavi. Secondo: costoro consideravano la questione del velo tutto sommato come secondaria, e preferivano non entrare in conflitto aperto con i militanti islamici su questo punto.
Il secondo passo va dal marzo 1979 al giugno 1980. In questo arco di tempo, l'impegno di introdurre il velo venne portato avanti non più dai personaggi più in vista del clero rivoluzionario, ma dai militanti di base. Nello stesso periodo iniziò la lotta sanguinosa per il potere completo nel paese.
I rivoluzionari religiosi, marcatamente il partito della Repubblica Islamica e l'Organizzazione dei Combattenti della Rivoluzione Islamica, mano a mano esclusero dalle leve di potere la sinistra laica, i gruppi autonomisti locali, ed infine i politici liberali e nazionalisti. Inoltre, ovviamente, chiunque fosse stato in qualche modo legato al vecchio regime veniva arrestato o ucciso. In quest'atmosfera di estrema violenza, l'avere e non avere il velo implicava l'essere a favore della Guida della Rivoluzione o essergli contro.
Non va comunque dimenticato che molte donne erano state in qualche modo attratte dall'idea del velo islamico. Le donne di idee marxiste, ma per il resto laiche, consideravano il velo una forma di lotta ideologica contro il modello femminile occidentale e capitalista. Molte altre donne istruite dimostravano il loro impegno rivoluzionario con il velo, spesso anche come semplice decisione "tattica" pur di rovesciare il regime precedente.
In questi 15 mesi non vi fu nessuna legiferazione diretta in materia di abbigliamento femminile. Tuttavia le donne senza il velo perdevano l'impiego con qualunque scusa ed erano frequentemente infastidite per strada. Possiamo descrivere questo periodo con la frase "il velo è una decisione personale, purché te lo metta!".
Il terzo passo coincise col discorso del 29 giugno 1980 tenuto da Khomeini. In questo discorso la guida della Rivoluzione Islamica criticò fortemente la presenza di simboli imperiali negli uffici pubblici, e chiese la loro islamizzazione entro 10 giorni.
Immediatamente tutti i ministeri e gli uffici pubblici emisero dei circolari in cui si minacciavano le impiegate di licenziamento nel caso si fossero presentate senza l'abbigliamento islamico. Venne data molta copertura mediatica all'arresto e al processo di impiegate che non si erano conformate alla circolare. Tutte le donne che, come forma di protesta, si erano vestite di nero, vennero accusate di attività filo-monarchica e represse.
Il velo divenne uniforme obbligatoria nelle scuole femminili. Le università erano chiuse nell'attesa di essere riformate sull'onda della "rivoluzione culturale". Le intellettuali e le donne in vista da prima della rivoluzione erano emigrate, o si erano chiuse in casa, o erano state rinchiuse in carcere. Pur non essendo stata promulgata nessuna legge sull'abbigliamento delle donne per la strada, nei fatti era ormai molto difficile vederne qualcuna senza il velo.
Il quarto passo finì per rendere obbligatorio l'abbigliamento islamico in tutti i luoghi pubblici. Vennero rese operative le "regole di ingaggio" per affrontare le violatrici. Il rischio di non mettersi il velo divenne talmente elevato che nessuna donna ormai accettava di correrlo.
Nel giugno del 1981 venne promulgata la legge che rendeva obbligatorio l'abbigliamento islamico in tutti i luoghi pubblici.
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