Cominciamo ora ad analizzare berevemente le "colonne della società" in Iran, partendo dall'economia. Il nostro obiettivo sarà quello di determinare in che modo questa colonna regga la società, e se essa prediliga il regime golpista o il movimento post-modrenista verde.
A logica si potrebbe pensare che l'azienda più importante in Iran sia la Compagnia Petrolifera Nazionale (NIOC). Per certi versi questo è vero ma ai fini della nostra analisi, se identifichiamo "importanza" con "potere politico", l'idea risulta essere errata. Difatti la NIOC è un'azienda politicamente in vista e la sua gestione discrezionale in genere è molto difficile. Ciò fa sì che la NIOC non sia una fonte di potere in proprio: essa è la preda, non il predatore.
La borghesia iraniana, come ogni borghesia, è conservatrice. Nel senso che predilige la stabilità politica. Ovviamente ciò ha un limite dettato dagli interessi della borghesia stessa: quando la stabilità politica minaccia i suoi interessi, la borghesia è estremamente efficiente nel rovesciare il tavolo e scatenare rivoluzioni.
Come detto in uno dei miei primi post, oggi in Iran esistono due borghesie. Una, quella che chiamo "post-moderna", composta dalla piccola e media borghesia urbana. E' progressista e compone la spina dorsale del movimento verde. Si tratta di quella parte della borghesia i cui interessi economici sono minacciati dalla stabilità del regime [1]. Essa pertanto si è dotata di tutto l'armamentario rivoluzionario necessario: slogan, organizzazione del dissenso, e liturgie che comprendono il culto romantico dei martiri.
L'altra parte della borghesia, in linea di principio favorevole al regime, è la vecchia borghesia mercantile del bazar. Due annotazioni: il peso sociale della borghesia del bazar sta diminuendo in modo inesorabile, e gli interessi di questa parte della borghesia sono molto meno compatti rispetto ad un tempo, soprattutto se confrontati con la borghesia favorevole al movimento (i cui interessi invece rendono quella parte molto più compatta nell'avversione per il regime).
Molti "bazarì" ambiscono a vedere i propri figli diventare medici o ingegneri piuttosto che vederli entrare nei bassij. Un matrimonio tra la figlia di un ricco bazarì e un giovane medico di buona famiglia è spesso visto con favore più dal mercante che dai genitori del giovane medico... Sembra cioè che, in qualche modo, la borghesia conservatrice si stia "sbriciolando" in quella post-moderna, anche ideologicamente. Questo processo è irreversibile e dura da alcuni decenni.
Ne consegue che l'appoggio della borghesia del bazar al regime è decisamente infido. Esso continua fintanto che è garantita la stabilità politica ed economica, ma è proprio questa stabilità ad essere in crisi: viviamo in una condizione pre-bellica con l'estero, e di stato d'assedio interno. In più siamo nel pieno di una crisi economica mondiale i cui effetti lì sono assai più violenti e spesso si misurano in termini di calorie e proteine giornalmente assunte.
Ma, parlando di economia e di imprese, qual è il vero centro del potere economico in Iran, e quali sono i suoi collegamenti col regime?
In serata tradurrò un articolo della rivista web "Rahe Tudeh", legato al partito comunista iraniano. I comunisti avranno anche un sacco di difetti, e quelli iraniani ne hanno avuto di immensi. Ma quando si parla dei legami tra potere politico ed economia nessuno sa fare i conti come sanno fare i loro. Magari ai limiti della pedanteria, ma in queste cose bisogna essere chiari, pedanti, e soprattutto fastidiosi.
A dopo.
[1] Nota: qui e altrove per "regime" non intendo la Repubblica Islamica, ma quella sua parte che ambisce a trasformarla in una sorta di califfato militare.
A logica si potrebbe pensare che l'azienda più importante in Iran sia la Compagnia Petrolifera Nazionale (NIOC). Per certi versi questo è vero ma ai fini della nostra analisi, se identifichiamo "importanza" con "potere politico", l'idea risulta essere errata. Difatti la NIOC è un'azienda politicamente in vista e la sua gestione discrezionale in genere è molto difficile. Ciò fa sì che la NIOC non sia una fonte di potere in proprio: essa è la preda, non il predatore.
La borghesia iraniana, come ogni borghesia, è conservatrice. Nel senso che predilige la stabilità politica. Ovviamente ciò ha un limite dettato dagli interessi della borghesia stessa: quando la stabilità politica minaccia i suoi interessi, la borghesia è estremamente efficiente nel rovesciare il tavolo e scatenare rivoluzioni.
Come detto in uno dei miei primi post, oggi in Iran esistono due borghesie. Una, quella che chiamo "post-moderna", composta dalla piccola e media borghesia urbana. E' progressista e compone la spina dorsale del movimento verde. Si tratta di quella parte della borghesia i cui interessi economici sono minacciati dalla stabilità del regime [1]. Essa pertanto si è dotata di tutto l'armamentario rivoluzionario necessario: slogan, organizzazione del dissenso, e liturgie che comprendono il culto romantico dei martiri.
L'altra parte della borghesia, in linea di principio favorevole al regime, è la vecchia borghesia mercantile del bazar. Due annotazioni: il peso sociale della borghesia del bazar sta diminuendo in modo inesorabile, e gli interessi di questa parte della borghesia sono molto meno compatti rispetto ad un tempo, soprattutto se confrontati con la borghesia favorevole al movimento (i cui interessi invece rendono quella parte molto più compatta nell'avversione per il regime).
Molti "bazarì" ambiscono a vedere i propri figli diventare medici o ingegneri piuttosto che vederli entrare nei bassij. Un matrimonio tra la figlia di un ricco bazarì e un giovane medico di buona famiglia è spesso visto con favore più dal mercante che dai genitori del giovane medico... Sembra cioè che, in qualche modo, la borghesia conservatrice si stia "sbriciolando" in quella post-moderna, anche ideologicamente. Questo processo è irreversibile e dura da alcuni decenni.
Ne consegue che l'appoggio della borghesia del bazar al regime è decisamente infido. Esso continua fintanto che è garantita la stabilità politica ed economica, ma è proprio questa stabilità ad essere in crisi: viviamo in una condizione pre-bellica con l'estero, e di stato d'assedio interno. In più siamo nel pieno di una crisi economica mondiale i cui effetti lì sono assai più violenti e spesso si misurano in termini di calorie e proteine giornalmente assunte.
Ma, parlando di economia e di imprese, qual è il vero centro del potere economico in Iran, e quali sono i suoi collegamenti col regime?
In serata tradurrò un articolo della rivista web "Rahe Tudeh", legato al partito comunista iraniano. I comunisti avranno anche un sacco di difetti, e quelli iraniani ne hanno avuto di immensi. Ma quando si parla dei legami tra potere politico ed economia nessuno sa fare i conti come sanno fare i loro. Magari ai limiti della pedanteria, ma in queste cose bisogna essere chiari, pedanti, e soprattutto fastidiosi.
A dopo.
[1] Nota: qui e altrove per "regime" non intendo la Repubblica Islamica, ma quella sua parte che ambisce a trasformarla in una sorta di califfato militare.
grazie
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