Dunque abbiamo stabilito che persino Ahmadinejad governa tramite il consenso. Il consenso dei "suoi", che quello degli altri non gli interessa. Se il discorso è stato correttamente compreso fino a qui, è chiaro che per chi non appoggia Ahmadinejad il problema non deve essere tanto lui, quanto il gruppo sociale dal quale deriva il suo consenso.
Il problema non è neppure Khamenei, o i vari Firuzabadi, Ta'eb, Mesbah Yazdi... Posto che esiste una base sociale che appoggerebbe Ahmadinejad, i singoli attori diventano abbastanza irrilevanti. Morto uno, la base sociale di riferimento ne partorisce un altro e magari persino peggiore.
Notare che la non corretta comprensione di questo punto è il peccato originale di quelle formazioni terroristiche che propugnano l'omicidio degli avversari politici, come ad esempio le BR. Ma è anche il punto debole di qualunque strategia preveda l'uccisione di un "capo" per risolvere un conflitto: penso ad esempio agli omicidi mirati dei capi di Hamas da parte di Israele, o all'incarcerazione di gente come Hajjarian in Iran al fine di fermare l'opposizione. Tutta roba sostanzialmente inutile.
Allo stesso modo è inutile aspettarsi che la base di consenso sparisca per certe decisioni dei singoli. Esempio: supponiamo che Khamenei schiatti domani. La costituzione iraniana prevede che l'Assemblea degli Esperti - presieduta da Rafsanjani - elegga un nuovo leader. La costituzione iraniana prevede anche che una parola di questo leader delegittimi la presidenza di Ahmadinejad.
Ora, è evidente che l'Assemblea non potrà mai eleggere un leader "fuori" della base di consenso di Ahmadinejad, senza una forte resistenza della base stessa. Si arriverebbe allo scontro, forse alla guerra civile, ma un fatto è certo: sarà decisivo il conflitto tra i due gruppi sociali, non cosa deciderà di votare Rafsanjani o qualunque altro membro dell'Assemblea.
Per quanto si tratti di personaggi che accendono la nostra fantasia, a Isso non è stato Alessandro a sconfiggere Dario Terzo. E' stato l'esercito macedone che ha sconfitto l'esercito persiano.
Perciò il mio odio per Ahmadinejad o per Khamenei è un odio del tutto "laico": io non odio loro, odio la condizione sociale che ha fatto sì che essi avessero una base di consenso. Odio il peccato insomma, non il peccatore.
Le ragioni dell'esistenza del "gruppo sociale" di Ahmadinejad vanno studiate. Vanno discusse, possibilmente in modo serio, senza ricorrere banalità da bar-sport tipo "gli iraniani sono fessi". In modo scientifico. In modo convincente.
Perché per quanto io sia un tipo religioso, posto che una società è come una tavola di marmo che si appoggia su delle colonne, il fatto che la tavola sta in equilibrio dipende dalla sostanza e dalla posizione delle colonne, e non dalla mano di Dio. Tutto ciò non è un mistero divino, ma un fatto materiale con dei perché, che possono essere conosciuti, studiati e compresi.
Ci torneremo.
Il problema non è neppure Khamenei, o i vari Firuzabadi, Ta'eb, Mesbah Yazdi... Posto che esiste una base sociale che appoggerebbe Ahmadinejad, i singoli attori diventano abbastanza irrilevanti. Morto uno, la base sociale di riferimento ne partorisce un altro e magari persino peggiore.
Notare che la non corretta comprensione di questo punto è il peccato originale di quelle formazioni terroristiche che propugnano l'omicidio degli avversari politici, come ad esempio le BR. Ma è anche il punto debole di qualunque strategia preveda l'uccisione di un "capo" per risolvere un conflitto: penso ad esempio agli omicidi mirati dei capi di Hamas da parte di Israele, o all'incarcerazione di gente come Hajjarian in Iran al fine di fermare l'opposizione. Tutta roba sostanzialmente inutile.
Allo stesso modo è inutile aspettarsi che la base di consenso sparisca per certe decisioni dei singoli. Esempio: supponiamo che Khamenei schiatti domani. La costituzione iraniana prevede che l'Assemblea degli Esperti - presieduta da Rafsanjani - elegga un nuovo leader. La costituzione iraniana prevede anche che una parola di questo leader delegittimi la presidenza di Ahmadinejad.
Ora, è evidente che l'Assemblea non potrà mai eleggere un leader "fuori" della base di consenso di Ahmadinejad, senza una forte resistenza della base stessa. Si arriverebbe allo scontro, forse alla guerra civile, ma un fatto è certo: sarà decisivo il conflitto tra i due gruppi sociali, non cosa deciderà di votare Rafsanjani o qualunque altro membro dell'Assemblea.
Per quanto si tratti di personaggi che accendono la nostra fantasia, a Isso non è stato Alessandro a sconfiggere Dario Terzo. E' stato l'esercito macedone che ha sconfitto l'esercito persiano.
Perciò il mio odio per Ahmadinejad o per Khamenei è un odio del tutto "laico": io non odio loro, odio la condizione sociale che ha fatto sì che essi avessero una base di consenso. Odio il peccato insomma, non il peccatore.
Le ragioni dell'esistenza del "gruppo sociale" di Ahmadinejad vanno studiate. Vanno discusse, possibilmente in modo serio, senza ricorrere banalità da bar-sport tipo "gli iraniani sono fessi". In modo scientifico. In modo convincente.
Perché per quanto io sia un tipo religioso, posto che una società è come una tavola di marmo che si appoggia su delle colonne, il fatto che la tavola sta in equilibrio dipende dalla sostanza e dalla posizione delle colonne, e non dalla mano di Dio. Tutto ciò non è un mistero divino, ma un fatto materiale con dei perché, che possono essere conosciuti, studiati e compresi.
Ci torneremo.
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