venerdì 3 settembre 2010

Quinto potere, ovvero la prima rete privata iraniana


«Ascoltatemi! La televisione non è la verità! La televisione è un maledetto parco di divertimenti !». Ma, soprattutto, la televisione è la materializzazione di un'ideologia attraverso lo spettacolo.

Da un mesetto circa sono iniziate le trasmissioni della rete satellitare RASA sul territorio iraniano. La rete pur trasmettendo dall'estero lavora grazie all'investimento di iraniani politicamente vicini al movimento verde e puntano in questo modo a spezzare il controllo completo del governo sui media tradizionali. Alcune considerazioni sono d'obbligo.

1) Il capitale

Il network è a capitale iraniano, il che ha la sua importanza perché il pubblico iraniano è molto sensibile sull'argomento e guarderebbe con sospetto qualunque network a capitale straniero. Esistono già delle reti (BBC, VOA) che trasmettono in persiano, ma nessuna di queste è portavoce del movimento verde. Si colma cioè un vuoto.

2) E' un passo indietro?

Ci ricordiamo tutti che le fasi iniziali del movimento furono caratterizzate dall'aggiramento del controllo dei media grazie ai social network, marcatamente twitter e facebook. Molto è stato detto in proposito. Ora, il  fatto di aver creato un network televisivo potrebbe essere visto come un passo indietro, ossia l'ammissione che il controllo della televisione resta fondamentale.

Non è del tutto falso, ma il ragionamento è frutto di un errore di prospettiva. Proviamo a spiegare con un esempio. Il "medium" principale di una popstar, oggi, è il videoclip che verrà trasmesso da MTV. Il videoclip cioè è il prodotto principale. Vero è tuttavia che l'artista produce anche un CD e fa dei concerti. Significa forse che il CD e il live sono più importanti del clip in rotazione su MTV? No, al contrario, significa solo che si producono per integrare il prodotto principale.

I social network, i siti dei giornali, e prima ancora i blog vicini l'opposizione o comunque contrari all'ideologia di stato, nel corso degli ultimi 10 anni hanno permesso ai simpatizzanti dell'opposizione di trovarsi, contarsi, organizzarsi usando un canale meno controllabile. Se ora l'opposione decide di avviare un network televisivo lo sta facendo perché si rende conto che c'è un mercato. Ma questo mercato non sarebbe esistito senza la fase iniziale di diffusione ideologica attraverso internet.

Se non fossero usciti i videoclip "Applausi per Fibra" e "Bugiardo", Fabri Fibra non avrebbe certo venduto i CD che ha venduto e non avrebbe riempito le piazze coi suoi concerti. Sarebbe rimasto un fenomeno underground. Sto dicendo cioè che nel caso iraniano sono i nuovi media che stanno "tirando" la domanda del medium tradizionale televisivo.

3) Cosa ci mettiamo nella scatola?

Ebrahim Nabavi, comico satirico iraniano rifugiato all'estero, è stato uno dei più caldi sostenitori di un network televisivo privato iraniano. Recentemente in un articolo ha sottolineato diverse questioni relative al palinsesto. In particolare il fatto che la rete deve avere come target il pubblico che vive in Iran e non gli iraniani che vivono all'estero (che in generale sono gli oppositori più radicali).

Oltre a questo, però, ha colto pienamente nel segno anche con un altro punto. Una televisione generalista è principalmente il materializzarsi di un'ideologia che poi viene offerta allo spettatore. E' sbagliato pensare che il mezzo più importante sia il telegiornale o le interviste ai leader dell'opposizione ostracizzati dalla TV nazionale. Come sanno molto bene gli italiani l'ideologia si materializza attraverso l'intero palinsesto televisivo. La storia della televisione privata italiana è illuminante a questo proposito: nella nascita e diffusione del berlusconismo, trasmissioni di puro entertainment come "Drive In" furono molto più importanti dei TG di Mentana o di Fede, che non a caso vennero molto dopo.

In altre parole la neonata RASA ha molto lavoro di fronte a sé. Se vuole fare davvero concorrenza alla TV di stato deve avere un palinsesto completo per tutte le fasce sociali e anagrafiche, un palinsesto che materializzi la sua visione di società e di stato, e che la offra allo spettatore in alternativa a quella offerta dalla TV di stato.

Non è un obiettivo impossibile. In fior fiore di registi, attori, musicisti del paese sono all'estero e probabilmente collaborerebbero volentieri.

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